Un nome che è tutto un programma: Euthanasia. Parola dal significato facilmente comprensibile in italiano, e che ovviamente nel Paese meno aperto al mondo a questa pratica, non poteva mancare di suscitare polemiche. Sviluppato dichiaratamente per un pubblico adulto, il gioco è un free game che si basa sulla storia di Shaun, un ex militare che, a causa di un incidente che lo lascia senza gambe, dopo varie peripezie, riesce a convincere il direttore del manicomio in cui è rinchiuso a farsi iniettare il medicinale per la cosiddetta “morte dolce”.
Soltanto che anziché morire, Shaun si ritrova in un mondo da incubo in cui dovrà fare i conti con mostri vari. Tecnicamente è uno sparatutto in prima persona da cui, trattandosi di un gioco gratuito, non ci si può attendere chissà che, eppure siamo sicuri che otterrà un discreto successo grazie a tutte le polemiche che si porta dietro.
La più scatenata, ogni volta che si parla di questi temi, è stata la solita on. Paola Binetti che ha inveito contro il gioco:
Propaganda la cultura della morte, per questo Euthanasia non va venduto ai minori.
La sua campagna è seguita dai soliti politici anti-eutanasia come Giovanardi o il sottosegretario Roccella, mentre la palma per l’uscita più fuori luogo di tutte va all’Aiart, Associazione Telespettatori Cattolici, che attraverso il suo presidente Luca Borgomeo si domanda
Come si fa a mettere in vendita un videogioco come Euthanasia che in modo esplicito propaganda una pratica illegale?
Qualcuno dovrebbe dire a Borgomeo che videogiochi con pratiche illegali se ne vendono da oltre vent’anni, dato che, a quanto mi risulta, l’omicidio, le corse clandestine e tanti altri temi che spopolano nel mondo videoludico non siano lecite. Intanto il videogioco è disponibile in Italia e scaricabile gratuitamente, e tutte queste persone che sperano non venga acquistato sono state la sua migliore campagna pubblicitaria.