Un videogioco che sta suscitando una certa curiosità (vedremo se giustificata o meno) è From Dust, un nuovo puzzle/strategy game di Ubisoft che, nonostante non abbia fatto “rumore” al momento dell’annuncio, ha attirato molti potenziali giocatori per un certo grado di novità apportato al mondo dei videogames.
A volte i migliori giochi per console non costano 50 euro appena escono, ma a volte la metà (o anche meno). Il motivo non sta tanto nella qualità del gioco, ma nella poca pubblicità che il marchio ha voluto dedicargli. Forse perché impegnato su ben altri fronti (la saga di Assassin’s Creed, giusto per citare uno dei tanti), ma fatto sta che il cosiddetto “rischio finanziario” sul gioco è venuto meno. Il motivo è anche da ricercare nella trama un po’ troppo fantasy che è decisamente rischiosa, questa sì, per i gusti del pubblico, ma potrebbe ugualmente essere stata una buona scelta.
From Dust è l’ultimo titolo XBLA che uscirà per tutte le console e i computer, anche se con date differenti, tutte dopo agosto. Sviluppato da Eric Chahi, il programmatore visionario che ci ha regalato capolavori del calibro di Another World e Heart of Darkness che forse i più giovani nemmeno ricorderanno, il gioco è stato il primo “parto” della sua mente dopo oltre 13 anni sabbatici. Di certo quindi non può essere un prodotto scadente. Si tratta di un gioco di strategia con un’interfaccia utente molto semplice (a volte semplicistica), decisamente originale rispetto ai giochi usciti negli ultimi anni.
La trama si sviluppa in un mondo caratterizzato da un gruppo di nomadi erranti che cercano di esplorare lo scenario che li circonda attraverso antiche concezioni tribali, sistemi di credenze mitiche che vengono costruiti per spiegare le eruzioni vulcaniche, gli tsunami, e le altre manifestazioni della natura. Il motore del gioco non è niente male, complesso al punto giusto, e che rende il gioco divertente per una vasta aerea di pubblico. Inoltre, per i più piccoli, giocare a From Dust può anche essere uno strumento educativo ma divertente al tempo stesso, visto che sembra di giocare ad un documentario del National Geographic.
Da quanto abbiamo potuto vedere, il gioco non diventa mai noioso e non si perde in inutili tecnicismi. E’ organizzato in livelli, ognuno con un suo obiettivo (costruire villaggi, mantenerli in vita, ecc.), con una varietà di missioni molto ampia che non fa somigliare il gioco né ad una sorta di Age of Empires del 2011, né tantomeno ad un arcade a sé stante. Anche i meccanismi di controllo sono semplici da capire e comunque il tutorial è decisamente esaustivo. La grafica è un po’ una pecca, conoscendo le potenzialità di Ubisoft ci si sarebbe aspettato di più, ma visto che si puntava sullo scenario e su un’ambientazione un po’ fantasy, questo dettaglio dopotutto passa in secondo piano.
Alla fine dei conti possiamo affermare che non si tratta di uno dei pilastri dei videogiochi moderni, ma visto il costo molto basso (in Inghilterrà è annunciato a 10 sterline, quindi in Italia dovremmo poterlo avere più o meno allo stesso prezzo), vale la pena investire una banconota in un piacevole diversivo che non vi toglierà il sonno, ma vi farà passare ore piacevoli.