Nuova puntata nella querelle sui videogiochi usati iniziata qualche giorno fa dallo sviluppatore di Volition che aveva annunciato la sua approvazione di fronte alla possibilità che la nuova Xbox, chiamata ormai convenzionalmente 720, non permetta di giocare ai videogames di seconda mano. Oggi spunta una voce fuori dal coro. E’ quella di Matthew Karch, CEO di Saber Interactive, sviluppatore, tra le altre cose, di Halo, il quale si dice contrario alla proposta.
Ma per capire bene la questione bisogna fare un passo indietro. Un’indiscrezione circolata nelle ultime settimane raccontava di una Xbox 720 che collegava un codice di sblocco di un videogioco a quello univoco del profilo dell’utente. In questo modo quando un giocatore acquistava un videogame, poteva giocarci solo lui e non poteva rivenderlo né privatamente né tramite i circuiti autorizzati come Gamestop.
La proposta è piaciuta, come detto a Volition e ad altre case produttrici, in quanto secondo gli sviluppatori produrre un gioco costa tanto, e dunque il mercato dei giochi usati danneggiava l’industria. Karch oggi cerca di farci capire meglio come funziona tutto il meccanismo. In sintesi, il costo dei videogiochi è così alto perché solo per farli arrivare sugli scaffali dei negozi c’è un costo di 30 dollari l’uno. Se a questo ci aggiungiamo il costo dello sviluppo ed il guadagno del rivenditore, si capisce come mai il prezzo finale arrivi a 60 dollari.
La soluzione però è già oggi disponibile ed è la distribuzione in digitale. Se un videogioco saltasse tutto questo processo grazie al fatto di poter essere scaricato online, l’unico costo da sostenere sarebbe quello dello sviluppo. In questo modo il prezzo potrebbe essere letteralmente abbattuto fino a circa 15-30 dollari. Un costo sostenibile da tutti che non renderebbe poi così “arrabbiati” quei giocatori che, una volta finito il gioco, non potranno più rivenderlo.
Non penso dovremmo negare alle persone di comprare giochi usati. Capisco perché vorrebbero farlo, ma penso che l’approccio dovrebbe essere diverso. […] Io credo fermamente che distribuendo in digitale si possa dare la stessa esperienza senza tagli a 30 dollari. Con Inversion (o giochi Battlefield o Gears of War), per esempio, puoi dividere l’esperienza in due parti – single-player e multiplayer – e venderne ciascuna a 15 dollari che insieme fanno 30 dollari. Penso che sia questa la strada da seguire – abbassare il costo per la stessa esperienza sfruttando le possibilità del digital delivery. In tale caso l’impossibilità di rivendere il gioco sarebbe giusta.
Ed anche se con la proposta di bloccare l’usato non siamo d’accordo, ci sentiamo di condividere il pensiero di Karch.