Al giorno d’oggi, quando siamo arrivati ad una saga FIFA che fa registrare numeri da record e brucia su tutti i fronti la concorrenza, è quasi facile dimenticare che, solamente quattro o cinque anni fa, le cose giravano esattamente all’opposto: era lo sportivo di EA Sports ad arrancare, e Pro Evolution Soccer rappresentava a tutti gli effetti l’élite del videogame calcistico.
Con il passare del tempo, però, il titolo Konami si è lentamente ripiegato su se stesso, incatenandosi alla sua struttura anche quando alcuni suoi aspetti sono divenuti legnosi e quasi old-gen. FIFA, con più umiltà (anche se è facile essere umili quando non si ha successo), è stato invece reinventato dai suoi developer, e ha trovato con il lavoro la giusta formula per guadagnare la fiducia e il favore del pubblico. Ma il viaggio, spiega Andrew Wilson, presidente di EA Sports, non è stato sempre in discesa…
“La cosa più facile che avremmo potuto fare, e la cosa che anche molte persone ci suggerivano, era ‘Pro Evolution Soccer è un gioco grandioso, semplicemente copiatelo e poi vincerete sul marketing! È un modo rapido e sicuro di averla vinta.’ Ma non era il modo che a noi interessava” ha spiegato Wilson.
Il presidente di EA Sports ha anche ricordato i tempi in cui venne affidato allo sviluppo di FIFA, ed addirittura dubitò di accettare l’incarico a causa del periodo infelice che la saga stava vivendo: “Ricordo perfettamente quando mi offrirono il lavoro, e chiesi ad alcuni amici ‘dovrei accettare?’, perché FIFA non piaceva a chi era all’infuori della compagnia, ma non piace neanche a chi ci era dentro. Perché proprio noi, come azienda, non stavamo costruendo un bel gioco” ha ammesso.