Uno degli sviluppatori più originali ed estrosi di questa generazione ludica è senza ombra di dubbio il leader di Quantic Dreams, David Cage, distintosi nella scorsa e nella corrente gen di console per due progetti discussi ed apprezzati al contempo.
Parliamo di Fahrenheit (Indigo Prophecy in USA) e del più celebre Heavy Rain, che hanno contraddistinto Cage nel settore come un vero e proprio regista, capace di rendere interattivi dei film che il giocatore può influenzare con le sue scelte durante lo svolgersi della sceneggiatura.
Avventure grafiche, più o meno, quelle realizzate da Cage, che intervistato dalla testata Gamasutra in merito al suo lavoro, ha mostrato una grande modestia, definendo i videogame semplicemente la sua passione e non affibbiandosi l’etichetta di artista: “se mi considero un artista? Sinceramente, proprio no. Non credo di creare arte, sto solo seguendo la mia passione e facendo ciò in cui credo” ha spiegato Cage.
Il leader di Quantic Dreams ha spiegato come, nel suo settore, sia importante il lavoro di gruppo, piuttosto che l’estro del singolo: “seguire la passione è ciò che facciamo. E se, tra cinquant’anni, qualcuno starà ancora parlando di qualcosa che abbiamo creato, allora ok, diremo anche noi che era arte. Ma non è una cosa a cui penso ogni mattina quando mi alzo. Sinceramente, non mi importa più di tanto.”
“Impiego anche un anno a scrivere. Dalla mattina alla sera, un anno intero, senza fermarmi, e ci metto dentro tantissimo di me stesso. Non parlo di me — parlo di ciò che sento, di cosa penso. Heavy Rain era ad esempio un racconto di me stesso padre, e di tutte le paure relative a questa cosa. Sì, tutte le paure, e le promesse, e quel genere di cose. In questo senso, sì, penso di essere un autore” ha chiuso David Cage.