Alcuni ne parlano come se essi fossero il futuro dei videogame, la nuova frontiera dell’intrattenimento elettronico, ma i social game sembrano rivelarsi, invece, niente più che un passatempo temporaneo per i milioni di utenti che li hanno sperimentati.
In base a quanto riferito da uno studio compiuto da Playnomics, risulta che oltre l’85% dei giocatori di titoli social li abbandona già dopo il primo giorno di esperienza ludica. Un test, quindi, più che una vera e propria esperienza di gioco, che non riesce a calamitare l’attenzione ad un livello sufficiente a portare l’utente a proseguire.
Il medesimo studio, compiutosi negli USA in un periodo compreso tra lo scorso luglio e settembre, ha svelato parecchi altri dati molto interessanti, che comprendono di capire più a fondo il panorama dei social game: durante la settimana, sembra che gli utenti trascorrano a giocare a questi titoli il minor ammontare di ore tra il venerdì e il sabato, mentre il picco si tocca a inizio settimana, tra lunedì e martedì.
Al contrario, però, i maggiori introiti per le software house autrici di questi titoli sono registrati proprio tra il venerdì e il sabato, quando gli utenti giocano meno, mentre quando trascorrono più ore a giocare finiscono con lo spendere meno denaro in microtransazioni sui free-to-play.
Sembra insomma che manchi ancora parecchio prima che i giochi social divengano il nuovo punto di riferimento dell’industria videoludica: quest’ultima, oggi, si è evoluta rispetto a qualche decennio fa, offrendo esperienze complete, cinematografiche, narrative ed interattive, tutte all’interno di un unico prodotto, a fronte della sola offerta interattiva che invece i titoli social possono proporre.
È anche vero che il settore in questione è tra quelli che fanno registrare i maggiori introiti (basti pensare a Zynga, regina del panorama social), ma i social game per ora non riescono a fidelizzare la loro utenza, attirando prevalentemente causal gamer che ammazzano il tempo mentre attendono l’arrivo di un amico nella chat di Facebook: lo studio di Playnomics, infatti, ha riportato anche che nel periodo di indagine è stato calcolato che circa il 95% degli utenti attivi a luglio non lo era più già a settembre.