Non vogliamo metterci a sproloquiare di inutile retorica politica, a parlare dell’evoluzione delle nazioni calcolandone la civiltà in base ai livelli di libertà concessi alla sua popolazione: lasciamo questo compito a blog più documentati e meglio preparati in materia. Premesso questo, diffondiamo una notizia che sta facendo molto discutere, dal momento che l’Iran ha deciso di bandire la vendita di Battlefield 3 entro i suoi confini nazionali.
Considerata la tesissima situazione politica che intercorre tra gli Stati Uniti, diffusori del prodotto, e lo stesso Iran, in effetti la notizia non appare poi così scandalosa. Sommando il fatto che il gioco ci pone nei panni di un soldato statunitense, poi, impegnato anche in un’azione per le vie di Teheran, il quadro che ha spinto gli organi competenti iraniani verso questa direzione sembra ormai completo.
Ovviamente, la notizia non è stata accolta bene da tutti gli appassionati iraniani di videogames, che attendevano a braccia aperte Battlefield 3. Il gruppo ha anche deciso di lanciare una petizione volta a convincere il governo a tornare sui suoi passi, ma le 5000 firme raccolte finora non sembrano essere risultate utili allo scopo.
Nonostante EA abbia basi ben salde nel Medio Oriente, e avesse anche già proceduto a distribuire il gioco, la polizia iraniana è stata tempestiva ad intervenire, proibendo ai negozianti di vendere anche una sola copia di Battlefield 3, e riportando come anche le copie originali siano da considerarsi a tutti gli effetti come videogiochi-pirata, in quanto di non legale distribuzione entro i confini del Paese.
È effettivamente triste che, ai nostri tempi, anche i videogiochi non possano ancora godere di una libertà di espressione e di comunicazione per via di eventuali contenuti sgraditi a regimi e governi. Ricordiamo che Battlefield 3, laddove è stato liberamente commercializzato, è diventato fin da subito un best-seller, ottenendo ampissimi favori dalla critica di tutto il mondo. Una quasi eccellente esperienza virtuale che i player iraniani non potranno godere.